Come sarà il futuro del Recruiting?

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Fino a qualche anno fa, prendendo in prestito un termine tipico delle forze armate, quando un’azienda si trovava davanti alla necessità di selezionare personale da inserire all’interno della propria organizzazione, veniva avviata una ricerca (tramite annunci, generalmente pubblicati sui quotidiani) ed iniziava un processo di raccolta di profili di potenziali candidati.

Questa fase precisa del processo di ricerca e selezione è la fase di reclutamento, ovvero la “raccolta di disponibilità da parte di soggetti interessati ad una richiesta”.

Facciamo qualche esempio tratto dall’attività di ricerca e selezione che svolgiamo.

  1. Gli annunci sono dettagliati, per evitare il più possibile che persone senza le caratteristiche richieste si candidino (tentativo spesso vano: solo il 20% di chi risponde all’annuncio rientra poi nel pannello delle persone analizzate)
  2. Le persone si ricevono su appuntamento singolo, non più convocandole tutte alla stessa ora, facendole così attendere come se si trovassero dal medico di base
  3. Durante i colloqui non si chiede di dimostrare la propria dimestichezza con il “pacchetto office” (a meno che la posizione lo richieda) perché, a differenza di 15 anni fa, ormai (quasi) tutti sanno scrivere in word o compilare qualche campo di excel.
  4. Durante il colloquio viene chiesto al candidato di raccontare esempi di fatti concreti in cui si è contraddistinto ed in cui è emersa una competenza specifica.

Così facendo, il processo di recruiting viene proseguito con l’attività di selezione delle persone. Molto spesso, per brevità, ad oggi si usa dire “recruiting” per indicare in realtà l’intero processo di selezione, che culmina poi con la scelta del candidato ed il suo inserimento in azienda (tramite diverse tipologie contrattuali, tra le quali il rapporto subordinato, la partita iva, le collaborazioni occasionali…)

2 comments

  • Percy Christiansen

    25 Gennaio 2018 at 9:35

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  • Ms. Adrianna Grady I

    25 Gennaio 2018 at 9:35

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